Camminare lungo la valle di Canneto vuol dire immergersi in uno straordinario ambiente dove la natura si manifesta sotto tutti i suoi migliori aspetti ma non soltanto: è uno scrigno inesauribile di storia millenaria e tradizioni.
Qui ogni pietra è sacra, ogni vecchia casa in rovina ha un mistero da svelare, dietro ogni muro c'è una tradizione popolare che aspetta di essere raccontata,
La valle di Canneto è un profondo solco boscoso, racchiuso da magnifiche pareti montuose che culminano con vette quasi tutte oltre i 2000 metri. In alcuni casi i versanti delle montagne si avvicinano a tal punto che la valle diventa un'oscura e stretta gola, con un torrente che a intervalli esce dalle rocce per poi scomparire interrandosi nel suolo calcareo per poi di nuovo riaffiorare alla base di enormi massi creando specchi d'acqua, brevi ruscelli e cascate. E' il fiume Melfa, le cui sorgenti ufficiali, cariche di storia e leggende, si trovano poco a monte del Santuario ma che in realtà sono presenti in tutta la valle.
E' erra di lupi, orsi, cervi, caprioli e tanti altri animali selvatici. Non è difficile avvistarli.
Il camoscio è il padrone incontrastato delle alte quote ed è presente ovunque, nelle aride pietraie e tra le rocce oltre i 1800/2000 metri di quota.
Il punto di partenza della nostra lunga escursione è il bianchissimo Santuario della Madonna di Canneto, che brilla nell'oscurità della fitta faggeta. La struttura racchiude la preziosa statua della "Madonna Bruna", imperniata di numerose e affascinanti leggende popolari, molto venerata dalle popolazioni di almeno quattro regioni e parecchie generazioni.
Il percorso nel fondovalle si sviluppa per circa 8 km. in lieve salita. Il lato destro del sentiero (sinistra orografica) è sempre affiancato dal letto del torrente. Lungo il tragitto si incontrano alcune strutture. la prima, a poche decine di metri dalla partenza, è la Casa Salesiana. Segue dopo 4 km. il rifugio Acquanera del CAI di Cassino e successivamente, in un'ampia radura accanto accanto al torrente, i ruderi del Casone Bartolomucci, la residenza di un'antica famiglia di proprietari terrieri.
Giunti in località Tre Confini, alla quota di 1496 metri, il fitto bosco di faggi inizia ad aprirsi in ampie e luminose radure che svelano i tormentati rilievi della Camosciara, con le cime Tre Mortari, Balzo della Chiesa e monte Capraro, tutti caratterizzati da formazioni rocciose che emergono dalla fitta vegetazione di faggi e conifere, in particolare pini mughi.
La valle dei Tre Confini si sviluppa per circa 2 km. in ripida salita e su sentiero tortuoso e con vegetazione rada, costituita maggiormente da conifere. Sul lato destro incombono le solenni muraglie rocciose dei monti della Meta che proprio qui culminano con il monte Petroso, 2249 metri, la cui visione ci accompagna fino al valico.
Dai 1496 metri di quota dei Tre Confini fino ai 1952 metri del valico, il dislivello è di 500 metri.
Giunto a Forca Resuni, l'escursione potrebbe concludersi perchè la bellezza del luogo raggiunto vale già tanto, ma osservare da vicino la maestosità del monte Petroso che sembra chiamarci, oppure la stimolante vicinanza del monte Capraro, ci fa sentire la necessità di completare l'itinerario.
La decisione è presto presa. Si punta sul monte Capraro e alla sua vicina vetta di 2100 metri che raggiungiamo con estrema fatica, in quanto già abbastanza provati dall'impegnativa salita lungo la valle dei Tre Confini.
dalla cima del Capraro, panorami eccezionali su tutta la Marsica e le montagne più lontane. Non da meno il pungente e balsamico profumo di resina che ci ha accompagnato lungo tutta la salita, un vero toccasana contro lo smog che si respira in città.
Sulla stretta cima del Capraro, tra pini mughi secolari e visioni aeree sul sottostante passo del Cavuto abbiamo completato la nostra traversata.
Per il ritorno, siamo scesi lungo il medesimo itinerario della salita, giungendo in una val Canneto che ci è sembrata più lunga e infinita rispetto all'andata, con le ombre della notte che sopraggiungeva e gli ultimi raggi del sole che arrossava i contrafforti rocciosi del monte Petroso che persino dopo il tramonto e con il cielo stellato, è rimasto illuminato da una tenue e particolare luce bianca.
Percorsi circa 22 km. per 1200 metri di dislivello in 9 ore.
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