sabato 14 aprile 2012

Gli alberi

L'albero è l'emblema della Natura.
E' quello che si nota per primo mentre passeggiamo o viaggiamo.
E' l'elemento più importante di un paesaggio, che salta all'occhio di chiunque, anche dei più distratti.


Fin da piccolo sono stato attratto dagli alberi.
Li osservavo nei boschi con la testa sempre rivolta all'insù, rapito dal loro fascino, immaginando quale effetto potevano avere magari piantati altrove ad esempio in un angolo della città, in un parco, nel mezzo di una rotatoria o in un giardino che non ne avesse uno.


Lo faccio anche adesso e persino con maggiore attenzione improvvisandomi
un arredatore o architetto dei giardini.
E' un "vizio" che non riesco a farmi passare...  ma perchè poi divrei farmelo passare?
Magari lo avessero tutti! Sono sicuro che si eviterebbe di tagliare tanti alberi inutilmente.




Quando cammino sui miei sentieri in montagna vado alla ricerca dei grandi alberi.
I più belli li trovo sempre lontani dai boschi. La solitudine li rende perfetti e colossali.

Loro hanno bisogno di tanto spazio per allargare le loro membra verso l'infinito.

Sotto la cupola verde di un grande albero mi sento più protetto ma non soltanto. Sono consapevole che in quello spazio occupato dall'albero si sviluppano decine di forme di vita diverse. E' un microcosmo di profumi, colori, suoni e vita.  

L'odore del muschio, della terra, dei fiori, del legno agisce meglio di una terapia anti stress.



Nella solennità di un bosco secolare ogni cosa assume un significato diverso. I secoli sono racchiusi all'interno dei tronchi come in una scatola magica che nessuno ancora ha saputo aprire e leggere.




Amo gli alberi perchè rappresentano la forma di vita più bella e completa.
Loro traggono nutrimento dalla terra. Hanno l'incredibile capacità di trasformare i minerali in sostanze vive come le foglie. Chi altro essere vivente può farlo?

Non c'è poesia più bella di un albero perchè l'albero stesso è poesia.

Qualsiasi posto, anche il più squallido e triste, se c'è un albero appare meno crudo. L'albero riesce ad ammorbidire e arricchire un paesaggio.


le colonne che reggono il cielo

Grandi colonne che sorreggete il cielo,
sono qui davanti a voi e vi ascolto.
Raccontatemi la storia del bosco e dei prati,
delle notti di tempesta,
delle bufere,
della neve e del vento,
dello schianto del fulmine,
degli arcobaleni.

Patriarchi del bosco,
raccontatemi le storie di banditi e viandanti che qui hanno trovato riparo
di amanti fuggiti, di sussurri e carezze,
di feroci assassini e stanchi pastori.

Voi, silenziose creature nel silenzio,
nei secoli ad assorbire l’essenza della vita
per raccontarla a chi la sa ascoltare.

fabrizio di meo






lunedì 2 aprile 2012

Il richiamo della Sibilla

Quando poco più di 20 anni fa decisi di effettuare la prima vera escursione in montagna, scelsi il sentiero che portava sul monte Vettore, nel gruppo dei monti Sibillini. Sarà il ricordo della mia prima esperienza e le emozioni che provai nello scoprire un mondo tutto nuovo, che queste montagne rappresentano per me una sorta di culla in cui abbandonarmi, un rifugio in cui nascondermi e comunque qualcosa da condividere con pochi.

Il vento abita qui, su questi rilievi dalle lucenti praterie color ocra brillante.
Soffia, sibila, tuona persino. Tenta di spingerti a terra mentre cammini.

Non ho mai visto gli uccelli battere le ali qui, in qusti luoghi.
Cornacchie e rapaci sembrano tanti aquiloni trascinati dal vento come quei parapendii colorati che solcano il cielo di Forca di Presta e si spingono fin sulle creste del Redentore.
Agli uccelli qui non serve battere le ali, c’è abbastanza vento per lasciarsi trasportare senza effettuare nessun movimento.
Alcuni si oppongono alle correnti restando fermi sempre nello stesso punto, giocando con le correnti. Straordinario effetto!


Di consuetudine seguo spesso il sentiero che sale fino al rifugio Tito Zilioli posto a 2240 metri di quota, attraversando praterie di erba secca che il vento pettina formando delle onde in movimento. A maggio sono punteggiate di blu, quando le fioriture delle genziane sono al massimo. 
Da lassù posso scegliere fra tre alternative:
1 - salire sul monte Vettore;
2 - scendere nella valle del lago;
3 - salire sulla cresta del Redentore.

I primi anni in cui passeggiavo tra questi monti ero attirato dalla massima elevazione del gruppo, il monte Vettore, ma con passare del tempo mi resi conto che non sempre il punto più alto di una montagna riservava le massime emozioni.  
Percorrere la cresta del Redentore infatti, significava godere di tutte le espressioni di queste montagne, in particolare dei panorami.  
Osservare dallo stretto filo di cresta il mirabile disegno del Pian Grande di Castelluccio dalle policrome geometrie, è qualcosa che ti scava dentro l'anima al di là di qualsiasi spettacolo.. Camminare sullo stretto filo di cresta equivale a volare.


Quando mi trovo quassù non ho nulla da invidiare al falco oppure alla poiana. Mi sento come uno di loro. La Natura mi tende la mano e mi abbraccia. Le montagne si lasciano scoprire mostrandomi il loro segreto. E da qui, guardando all'interno dell'altopiano si scopre facilmente...
L’occhio di smeraldo.





Un occhio quasi sempre di ghiaccio ma che per pochi mesi si mostra con le più belle tonalità di azzurro, turchese e verde, a seconda dell'inclinazione solare.
E' il lago Pilato.
Incorniciato dalle stelle alpine appenniniche, protetto dalle immani pareti del Pizzo del Diavolo e del Vettore, quell’occhio verde-azzurro, attira come il canto delle sirene tutti gli escursionisti che si spingono fin lassù.

Non a tutti però è dato di osservarlo. Sono in tanti coloro che partono anche da molto lontano, spinti dalla curiosità e dalla voglia di vivere un’esperienza unica ma in realtà pochi di loro riescono ad osservarlo a distanza e meno ancora a raggiungerlo. 
Non è facile avventurarsi per quei sentieri così lunghi ed erti. E poi spesso non aiuta neppure il clima. Vento, nebbia, nuvole sono le sentinelle che sbarrano il passo agli intrusi. Chi merita davvero di poter godere della magica visione del lago potrà considerarsi veramente un eletto.
La Sibilla non apre a tutti le porte del suo castello. 


Può accadere infatti che lei, per qualche ragione a noi sconosciuta, ci respinga. Ed ecco allora che all’escursionista si presenta davanti agli occhi la più triste e grigia atmosfera che la montagna possa offrire. Mi è capitato soltanto una volta di giungere al lago e trovare un'atmosfera fredda, grigia e cupa, ed in effetti quel giorno non avevo l'animo sereno. Era come se lo spirito di quel magico sito stesse comunicando con me rispettando la circostanza. Davvero incredibile.



Da quella volta ho amato ancora di più quella sorta di cattedrale naturale. Un luogo dove continuerò sempre a tornare perchè mi attrae e in un certo senso mi chiama.  
E' il richiamo della Sibilla.

Ci ritornerò tante altre volte da solo oppure con le persone che lo sanno apprezzare e soprattutto viverlo con gioia, animo sereno e con l'ingenuità di un bambino che ama scoprire le cose, come succede ogni volta a me.