venerdì 2 ottobre 2015

Monte Porrara da Campo di Giove - lungo la cresta più meridionale della Majella

Andare da soli in montagna genera una serie di stimoli all’interno del nostro essere difficilmente riscontrabili nella vita di tutti i giorni e quanto più forti sono le paure ataviche che scaturiscono in determinate circostanze, tanto più ricco è il nostro bagaglio di esperienza che ne deriva. Il particolare gusto di sentirsi da soli di fronte alla grandiosità dell’ambiente moltiplica il lavoro dei nostri sensi portando ad elevati livelli sensibilità e soglia d’attenzione.

Dopo tre anni dall’ultima volta, ho avuto l’occasione di rifare un’escursione in solitaria e su una montagna che non avevo mai fatto prima. E’ stato emozionante come le mie prime esperienze in montagna e sono affiorati ricordi che credevo di aver completamente archiviato. 
La giornata inizia presto. 

Dal paese di Campo di Giove, 1065 metri di quota,  mi dirigo a piedi verso l’attacco del sentiero che si trova subito dopo il cimitero del paese. Il sentiero è contrassegnato con il segnavia L 21 “Sentiero della Libertà”. E’ ancora l’alba ed il cielo inizia a schiarirsi con una calda luce che lascia ancora il posto a qualche stella tardiva. Pur essendo in pieno agosto, l’aria è fredda, umida e dal sapore quasi invernale. Rabbrividisco un po’ e continuo a camminare con passo deciso.

Il sentiero prende subito quota elevandosi sopra il paese e la campagna ancora addormentata, dove ristagnano sottili lame di nebbia che dall’alto prendono le sembianze di laghi bianchi e immobili.
Il tratto iniziale si svolge tra una vegetazione bassa e ricca di essenze dal profumo pungente, quasi come quello della macchia mediterranea ma uno sguardo al paesaggio circostante ci assicura che siamo in alta montagna. Ben presto il sentiero si infila in una fitta faggeta, dove la luminosità diminuisce e l’odore delle foglie secche che tappezzano il suolo rende l’aria piacevolmente profumata.

Il primo sole illumina le creste dei monti a ovest e gradualmente conquista anche la loro base. La valle sarà l’ultima a ricevere i suoi raggi e ogni piccola piega del terreno riceverà la sua dose di luce ed energia.


La faggeta si interrompe bruscamene alla quota di 1600 metri lasciando il posto agli estesi prati del Guado di Coccia dove si trova la stazione superiore della funivia che parte da Campo di Giove.
Supero questa zona dirigendomi verso sud, su rilievi erbosi e ondulati dove il cambio del versante, segna anche una variazione del clima con le nubi che si abbassano riducendo la visuale a pochi metri.
Cerco un punto di riferimento per individuare il sentiero e avanzo lentamente cercando di sfruttare al massimo il mio intuito quando un leggero vento da est rimescola lo strato di nubi che si assottigliano lasciando filtrare una tenue luce bianca che mi permette di avere un campo visivo più ampio. 

Il sentiero si abbassa di pochi metri tra l’erba alta mentre il vento sospinge l’ultima nube verso ovest lasciando allo scoperto il bello ed elegante profilo del monte Coccia, composto da rocce e ghiaie bianche. Dietro di lui, si intravede una porzione della lunga ed erbosa cresta del monte Porrara, sotto un cielo finalmente azzurro. 

Quel mio momento d’incertezza si allontana con l’ultima nube che viaggia veloce verso i rilievi ad ovest e si dissolve lentamente sotto i raggi del sole.  L’orizzonte si scopre completamente davanti a me e una carica interiore che non ricordavo da molto tempo, mi pervade in ogni angolo del corpo.
Adesso tutto sembra essere perfetto.

Risalgo un breve tratto abbastanza ripido di rocce alla base del monte Coccia. Mi aiuto un po’ con le mani ma il punto si supera con estrema facilità. Il sentiero ritorna di nuovo evidente e si sviluppa attraverso una piccola macchia boscosa, poi esce allo scoperto scorrendo lungo il versane orientale della montagna, infine svolta decisamente a destra portandosi sulla cresta dove appaiono le elevazioni perfettamente coniche ed erbose che la compongono. Supero una di queste, denominata cima Ogniquota, 2100 metri. Dopo una manciata di minuti giungo sulla massima elevazione dell’intera cresta, il monte Porrara, 2137 metri.

Per il ritorno ho effettuato lo stesso percorso, tuttavia posso dire di aver attraversato un territorio completamente diverso grazie alla costante e spettacolare vista sui contrafforti erbosi della Tavola Rotonda il cui profilo scivola gradualmente giù dagli oltre 2400 metri delle praterie sommitali fino alla valle di Palena, con suggestivi giochi di nuvole aggrappate ai suoi prati inclinati. 


Le nebbie si allontanano svelando le montagne


Il monte Coccia con il breve tratto di sentiero su roccia












Cima Ogniquota, 2100 m.


 La cresta del Porrara con la cima Ogniquota e in fondo la Tavola Rotonda


La croce di vetta del monte Porrara, 2137 m.


La cresta del Porrara con il monte Morrone a sinistra e la Tavola Rotonda a destra


 In cima al monte Porrara





 I prati della Tavola Rotonda che degradano verso la valle di Palena


Le piramidi perfette che movimentano la cresta del Porrara.
Questa è la cima Ogniquota, 2100 m.


Sulla cresta. 
Cima Ogniquota vista dal monte Porrara.


Sulla cresta. 
A sinistra la conica cima Ogniquota e dietro, i prati inclinati verso est della Tavola Rotonda.




   

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